Gli emigranti cinesi e coreani nel territorio dell’Estremo Oriente russo nella seconda metà del XIX e all’inizio del XX secolo rappresentarono una sfida per le autorità imperiali russe. Con l’inizio della colonizzazione attiva della Siberia e dell’Estremo Oriente russo dopo la guerra russo-giapponese, il governo imperiale russo vide in queste comunità di stranieri una minaccia all’intero
progetto d’insediamento e alla posizione strategica della Russia in Asia. Difatti, le autorità locali russe fino alla guerra russo-giapponese ebbero uno scarso
potere di controllo sulle comunità cinesi e coreane, pertanto la loro assimilazione e acculturazione nei territori russi doveva essere realizzata in modo graduale. Poiché i vincoli naturali al libero mercato del lavoro resero le nascenti città dell’Estremo Oriente russo dipendenti dalla rete ferroviaria e dalle idrovie che la collegavano con la Russia centrale, le autorità russe non potevano rifiutarsi completamente di assumere lavoratori migranti cinesi e coreani. Questo
articolo esaminerà l’evoluzione della politica ufficiale in materia alla vigilia e durante la Prima guerra mondiale.
Original languageEnglish
Pages (from-to)68-83
Number of pages15
JournalSulla Via del Catai
VolumeXVI
Issue number28
StatePublished - Aug 2023

    Scopus subject areas

  • Arts and Humanities(all)

ID: 116713204